La mia filosofia

La ricerca delle migliori soluzioni dell’abitare e il conseguente taglio degli spazi sono il fil rouge dei miei progetti.
Per me l’Architetto deve suscitare un succedersi di emozioni e di stupore; questa la differenza tra costruire e fare architettura.

Mi piace dilatare lo spazio, farlo sembrare più grande, tagliare gli interni come fossero una microcittà ritagliando i suoi percorsi, i vincoli, gli spazi sociali e quelli privati.

La dimensione umana del vivere deve essere rispettata; tutto ha un percorso, una trasformazione, un arrivo.

La scelta dei materiali, dei colori, delle luci e del verde danno forma al Desiderio di chi abiterà quello spazio. Progettare per vivere, per incontrare, per recuperare, per dare nuove forme al passato.

Ciò che è antico è la testimonianza di una passata innovazione; la tradizione è una sfida all’innovazione. Non sono dunque in antitesi ma rappresentano l’equilibrio da raggiungere attraverso il progetto architettonico.

Nel progetto “bisogna trovare l’ordine che è qualcosa di più dell’organizzazione. L’organizzazione è la determinazione della funzione. L’ordine invece è attribuzione di significato”. (Ludwig Mies Van der Rohe).

Per questo l’ingegno e il lavoro umano, sia artigianale che artistico, mi educano al rispetto dell’espressione e del sentire di chi vivrà quei luoghi e del vivere quotidiano. Un luogo privato o pubblico che sia è per chi ci vivrà, mai per chi progetta.

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